Carmen Andriani

Carmen Andriani

Carmen Andriani, nata a Roma nel 1953, si laurea in Architettura sotto la guida di L. Quaroni a Roma nel 1980. Dal 1992, riveste il ruolo di docente presso la Facoltà di Architettura di Pescara, dedicandosi attivamente alla ricerca teorica e progettuale sui fenomeni di dismissione infrastrutturale e patrimoniale, con particolare riferimento alle città costiere e ai porti del Mediterraneo. 

Dal 1996, ricopre il ruolo di caporedattore della rivista "Piano Progetto Città" del DAU di Pescara. Ha anche svolto il ruolo di visiting professor presso la Waterloo University di Toronto, tenendo conferenze sul suo lavoro in università italiane e americane. 

Nei periodi 2009-2013, estende il suo campo d'indagine ai contesti medio-orientali, conducendo missioni in Libia, Giordania ed Egitto, affrontando il tema dell'archeologia nei contesti estremi del deserto.

Nel 2008, è stata selezionata tra i cinque invitati per il Padiglione Italiano della XI edizione della Biennale di Architettura. Nel 2013, riceve il premio alla carriera per l'architettura nella prima edizione di ICASTICA ART EVENT.

Tra i numerosi progetti di rilievo degli ultimi anni, si evidenziano: il percorso turistico-monumentale dalla piazza del Pantheon a Fontana di Trevi (primo premio, in corso di realizzazione); la sistemazione del prospetto della città di Teramo sulla valle del Tordino (premiato, 1993); il recupero del Porto Corsini a Ravenna (1994); la riqualificazione del parco fluviale e del porto canale di Pescara; il parco tecnologico e la riqualificazione ambientale dell'area metropolitana di Rogoredo a Milano (Triennale di Milano, 1995); la riqualificazione del Borghetto Flaminio a Roma (1995); la mostra "L'architetto e l'artista a confronto su un tema emblematico: l'ampliamento di spazi e di funzioni della Galleria Nazionale d'Arte Moderna" (1997); il Centro delle Arti Contemporanee di Roma (1998); il Ponte dei Congressi (selezionato II fase, 2000); e l'ampliamento della Galleria Comunale d'Arte Contemporanea (2001).

I suoi disegni e progetti sono stati esposti in mostre sia in Italia che all'estero, e sono stati pubblicati su riviste e cataloghi. Nel 1996, è stata invitata alla VI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, nella sezione "Voci emergenti", mentre nel 1999 ha partecipato alla mostra di progetti "Venezia. La Nuova Architettura".

Progetto per il concorso per la sistemazione di Via dei Fori Imperiali, Roma


Il progetto per l'area archeologica centrale di Roma, in particolare Via dei Fori Imperiali, rappresenta un'opportunità unica per esplorare la complessità e la ricchezza del rapporto tra storia, architettura, urbanistica e cultura. Fin dalla sua apertura nel 1932, la Via è stata un campo di battaglia tra interessi diversi, tra cui archeologia, architettura, urbanistica, simbolismi e ideologie.

Il progetto si propone di sperimentare una metodologia che influenzi la scala più ampia della città e del paesaggio, riconoscendo la capacità di plasmare e gestire il territorio attraverso il rapporto tra il sito e dispositivi spaziali specifici. La visione di fondo tiene conto dell'importanza storico-artistica del sito, cercando di costruire relazioni che coinvolgano sia il presente che il passato.

A livello territoriale, archeologia e infrastrutture agiscono come temi dinamici, determinando la duplice natura lineare di Via dei Fori Imperiali. Il progetto suggerisce un sistema isotropo e bilanciato, collaborando con i siti storici e archeologici, nonché con il sistema territoriale verde. La strada, divisa in diverse aree, diventa un museo all'aperto che riorganizza l'intero sistema archeologico su un unico livello. La proposta di abbassamento verso il livello ipogeo rappresenta un punto di conflitto tra archeologia e infrastrutture, storia e geologia, memoria e oblio. Il progetto mira a coinvolgere attivamente i visitatori nel processo di ricomposizione dei frammenti e nella descrizione del percorso attraverso la storia.

La copertura proposta, costituita da tettoie trasparenti sorrette da pilastri, cerca di restituire l'area alla fruizione pubblica pedonale, creando piazze e luoghi pedonali con interruzioni di luce che consentono la vista sulla camera sotterranea. Strutture essenziali e metalliche, flessibili e reversibili, fungono da elementi linguistici di base e contribuiscono a una legislazione urbanistica, creando un archivio di materiali utilizzabili in tutte le aree archeologiche di Roma.

Si immagina inoltre un grande deposito museale lungo l'asse dei Fori Imperiali, mirando a valorizzare il patrimonio archeologico e condividerne la conoscenza. Teche in vetro e ferro lungo l'allineamento dei Fori servono a creare percorsi al di sotto dell'asse, contribuendo alla transitorietà e al continuo cambiamento dei reperti.

Il progetto riconosce l'importanza della documentazione, storia e microstorie raccontate dai reperti, contribuendo alla catalogazione e classificazione. Gli archivi/laboratori, simbolo della filiera conoscitiva, ospitano la conservazione e lo studio dei reperti archeologici. Alla base della proposta vi è dunque lo scopo di integrare storia, architettura e cultura in un contesto contemporaneo, promuovendo la fruizione pubblica e la condivisione della conoscenza del patrimonio storico della città.

Domanda: Qual è secondo lei la strategia migliore per bilanciare la conservazione del patrimonio di contesti storici con l'innovazione architettonica e urbanistica?

Cardenas C. Osbaldo, Carletti Clelia


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