Libro sesto - gli anni dei contesti e dei palinsesti 1978-1989

 Libro Sesto
 Gli anni dei contesti e dei palinsesti 1978-1989 

23. Città delle stratificazioni e della storia

23.1 Nuove tessiture

Gli anni Ottanta, considerati dal 1978 al 1989, sono segnati dal memorabile crollo del Muro di Berlino e dalla vittoria del capitalismo internazionale sul socialismo del blocco sovietico. Nel 1978, due eventi globali significativi sono l'elezione di Papa Giovanni Paolo II e il rapimento/uccisione di Aldo Moro in Italia, che rappresentano punti cruciali nella storia politica europea. Questo periodo vede anche sviluppi importanti nell'architettura, pervasa dagli stanchi esiti delle sperimentazioni delle epoche precedenti, con almeno quattro eventi che avranno un impatto significativo nei decenni successivi. In alcuni casi si tratta di sperimentazioni e di ricerche completamente minoritarie, che opereranno carsicamente nel dibattito architettonico per emergere solo alla fine del decennio successivo e, solo a quel punto, diventare vincenti. Se negli anni precedenti infatti si è passati dalla ricerca di una "macchina" nell'architettura a seguito dello sviluppo industriale, o dall’ interpretazione “personalizzata e geograficamente specifica” delle vicende della rivoluzione modernista, o dal tema della città e l’impegno della ricostruzione si misurava con una dimensione di assoluta “rifondazione”, negli anni Ottanta si sviluppa una consapevolezza della limitatezza delle risorse del pianeta e della necessità di una progettazione attenta all'ambiente. Gli architetti focalizzano l'attenzione sul "contesto", che incorpora il concetto di luogo e si riferisce anche al quadro sociale, storico e culturale di un'area specifica. La parola "contesto" diventa un leitmotiv, convergendo su tre significati: la morfologia specifica del luogo, il quadro sociale e storico, e l'immagine di una tessitura, rappresentando una rete mutevole che crea il campo per la nuova architettura. Se il "contesto" è quindi la chiave, la città storica, in particolare Roma, diventa un campo di fondamentale interesse a causa della sua stratificazione storica.

23.2 Roma paradigma

La mostra del 1978 intitolata "Roma interrotta", segna un momento significativo nel dibattito sull'architettura alla fine degli anni Settanta; L’esposizione coinvolge dodici architetti contemporanei, ognuno dei quali viene incaricato di reinterpretare un settore della Pianta grande del Nolli del 1748, evidenziando la sensibilità e cultura architettonica e urbana di ciascuno degli architetti coinvolti. La mostra ha il sostegno di Giulio Carlo Argan e degli "Incontri Internazionali d'Arte". Questo evento rappresenta un'importante riflessione sugli anni '70, in un contesto in cui si riconosce la crisi dell'espansione della città secondo il modello industriale e l'importanza di lavorare nel già costruito. La pianta del Nolli diventa un quadro "operativo" per la crescita stratificata della città, sottolineando il ruolo dello spazio pubblico a Roma e rivelando gli spazi interni degli edifici. La rappresentazione mostra anche il rapporto tra costruito e natura, evidenziando la presenza di giardini e pezzi di campagna all'interno della città. La riflessione degli architetti sulla "città della storia" si concentra sulla stratificazione, sulla costruzione per frammenti e sulla necessità di operare nel contesto esistente. La mostra sottolinea l'importanza di Roma come simbolo di una città che si è sviluppata attraverso stratificazioni e presenze dissonanti, fornendo un'analisi dettagliata della rappresentazione architettonica di questo concetto attraverso la pianta del Nolli.

23.3 Partecipazioni qualificate

L'invito alla mostra "Roma interrotta" è interpretato da alcuni architetti in chiave autobiografica, inserendo pezzi delle proprie opere nei settori della Pianta del Nolli assegnati loro. Alcuni adottano approcci utopici, come Sartogo con la reinterpretazione dei condensatori sociali di Fourier. Diversi architetti presentano visioni creative per la città: Dardi propone una neo-urbanizzazione rurale, Giurgola densifica l'area entro le mura aureliane, e Krier disegna grandi piazze pubbliche parzialmente coperte e prospettive immaginarie di nuovi "Centri rationali". Rowe applica concetti da "Collage city", offrendo una visione della città come compresenza significativa di parti, mentre Portoghesi coglie la condizione sezionale di Roma, esplorando la stratificazione storica, l'orografia ondulata e il rapporto tra architettura e natura. L'approccio di Portoghesi si integra in modo particolarmente forte con il tema di "Roma interrotta".

23.4 Morfologia urbana come natura

L’architetto Portoghesi è interessato a una lettura "operativa" della storia, in sintonia con Bruno Zevi; dopo la rottura con Zevi nel 1966, fonda la rivista "Controspazio" nel 1968, riflettendo diverse posizioni ideologiche, dalla sinistra marxista italiana a posizioni meno politicizzate. Nella mostra "Roma interrotta," Portoghesi presenta un lavoro di ricerca progettuale notevole, basato sull'idea di interpretare la forma urbana di Roma ispirandosi al paesaggio tufaceo del Nord Laziale. Utilizza foto di forre, masse di pietra vulcanica e ruscelli come suggerimenti per reinterpretare i tessuti della città barocca e creare nuove articolazioni urbane. Questo approccio, centrato sul rapporto con la natura e le leggi di formazione, rappresenta un'innovazione, contrastando con l'uso delle regole tipologiche della città storica italiana tipiche del XIX secolo. La proposta di Portoghesi, sebbene sia stata perplessa per alcuni a causa della sua fusione di elementi futuristi e barocchi, cattura aspetti chiave di Roma, come la presenza della natura nella formazione dello spazio urbano e la forza della sezione come motore generatore. 

23.5 Archeologia contemporanea

Gli architetti romani Alessandro Anselmi e Franco Purini, non invitati alla mostra "Roma interrotta" del 1978 avevano sviluppato idee originali su temi simili a quelli sollevati da Portoghesi. Alessandro Anselmi, parte del gruppo Grau dagli anni Sessanta, affronta la storia e la memoria come materiali vivi nel progetto, contrapponendosi all'approccio nostalgico. Vede Roma come l'ambiente di riferimento per l'architettura contemporanea, proiettando la stratificazione e il riutilizzo delle tracce della civiltà precedente nella progettazione attuale. Il suo progetto per le Case parcheggio al Monte Testaccio, del 1984, riflette questo approccio, utilizzando motivi razionalisti e elementi metafisici. Introduce inoltre una concezione di "architettura-archeologia" che ha influenzato successivi architetti. Anselmi successivamente realizza un progetto importante per l'amministrazione di Rezé-le-Nantes in Francia, dove esplora il concetto di "scena urbana". Il suo approccio dinamico e fratturato all'architettura si basa sulla stratificazione, dissimmetria e frammentazione, dando vita a una scenografia che integra episodi preesistenti, pezzi di natura e presenze archeologiche in un circuito vivo che si muove, sfruttando la sezione e creando un continuo rimando di episodi e parti. Il paragrafo sottolinea che questo tipo di spazio, caratterizzato da stratificazione e dinamismo, ha radici nell'esperienza manierista romana con Pirro Ligorio, si sviluppa ulteriormente nella Roma Barocca e trova la sua massima rappresentazione e consapevolezza nella pianta del Nolli.

23.6 Stratificazione

Il lavoro dell'architetto Franco Purini, si collega a due figure chiave dell'architettura romana: Pirro Ligorio nel Cinquecento e Giambattista Piranesi nel Settecento. Purini, sin da giovane, ha sviluppato la sua specificità, incorporando elementi del rigore classico di Saverio Muratori e influenze delle avanguardie, particolarmente la dimensione territoriale di Vittorio Gregotti. La sua partecipazione alla rivista "Controspazio" negli anni '70 ha evidenziato il suo ruolo nella giovane intellighenzia romana. Il lavoro di Purini è noto a livello internazionale per l'architettura disegnata, che ha presentato attraverso la galleria "Architettura arte moderna". Tuttavia, i suoi disegni sono distinti da quelli di altri grandi architetti-disegnatori del Novecento. Purini si distingue per l'uso del disegno come mezzo per esplorare visioni visionarie e drammatiche, unendo la visione illuminata e razionale di Laugier e Ledoux alla visione introversa e archeologica di Piranesi. L’architetto riflette inoltre sulla tensione tra opposti nella rifondazione del sapere architettonico del Settecento, evidenziando la lotta di Piranesi contro la prospettiva pur facendone uso; esplora temi come il rudere e il detrito, visibili nella Cappella di Sant'Antonio da Padova nel Belice, così come nelle piazze di Gibellina, progettate in collaborazione con Laura Thermes. L'osservazione di Purini si focalizza anche sui motivi ricorrenti nelle diverse regioni d'Italia, evidenziando la prevalenza del segno artificiale della pianta al Nord in rapporto all'urbanizzazione romana e coloniale, del prospetto al Sud con il segno forte e plastico del prospetto, e della sezione a Roma basata sul concetto di stratificazione e combinazione, riflettendo così la diversità del paesaggio italiano.

23.7 Da Roma a Berlino

Il tema del contesto ha assunto una assoluta centralità nel corso degli anni Ottanta anche per Berlino, in particolare attraverso l’Iba (Internationale Bauhausstellung Berlin), una società di progettazione formatasi per strutturare concorsi e coordinare la progettazione per l’esposizione internazionale di architettura di Berlino del 1984 coordinata da J. P. Kleiheus; Ciò ha contribuito al coinvolgimento progettuale di architetti di fama internazionale. Il tema centrale si basava sul rapporto tra architettura e spazio pubblico, spesso esplorato attraverso la riproposizione del blocco perimetrale. Alcuni progetti hanno ripreso il sistema insediativo ottocentesco di Berlino, utilizzando l'isolato come motivo conduttore e enfatizzando la separazione tra fronti stradali e corti interne. Tuttavia, alcuni progetti, come quelli di Eisenman, Hadid, Hertzberger e Gregotti, hanno messo in crisi questa concezione tradizionale. In Italia, durante gli stessi anni Ottanta, il rapporto tra architettura residenziale e città ha trovato espressione in pochi ma significativi esempi. A differenza di una soluzione dogmatica come il blocco perimetrale, molti progettisti hanno adottato un approccio basato sulla "rappresentazione". Questo implica uno studio della situazione della città, delle sue leggi di formazione, delle sue invarianti e delle sue mutazioni, per poi elaborare una personale lettura di tali fenomeni e usarla per guidare le caratteristiche urbane del progetto. Venezia e Napoli sono state città laboratorio in questo contesto. Gino Valle ha sviluppato un sistema insediativo sull'isola della Giudecca basato sull'interpretazione della fitta trama del tessuto veneziano; Vittorio Gregotti ha continuato i suoi studi sul tema residenziale, creando un nuovo quartiere a Cannaregio; Giancarlo De Carlo ha estratto temi dall'edilizia tradizionale di Burano per guidare la realizzazione di alloggi a Mazzorbo; la ricostruzione post-terremoto a Napoli ha offerto l'opportunità di riconsiderare il rapporto tra architettura e spazio pubblico in progetti di Alberto e Diambra Gatti, Franco Purini e Costantino Dardi. In questi casi, non esiste una soluzione preconfezionata, ma si fa ricorso a una lettura mirata e ad una interpretazione dettata dalla specificità di ciascuna situazione.

23.8 Una via Intermedia

Il progetto "Hautes Formes" a Parigi rappresenta la prima rilevante realizzazione dell'architetto Christian de Portzamparc. Questo progetto propone una successione interessante di spazi urbani, chiamati "isolato aperto" dall'architetto, e forme architettoniche con una rilettura del passato e un modello d'uso esclusivamente residenziale. D'altra parte, il progetto "Odhams Site" a Londra, del Greater London Council, è un esempio di ricerca verso un modello integrato di funzioni, comprese attrezzature commerciali e di servizio, attorno alle funzioni residenziali. Questo intervento nel centro storico testimonia dell'impegno del Greater London Council nell'intervenire nelle maglie della città esistente attraverso un programma ben articolato. Entrambi i progetti dimostrano un'attenzione particolare al contesto urbano circostante. Nel caso di "Hautes Formes", Portzamparc articola gli alloggi con un sistema a tappeto e con una distribuzione sia a percorso pensile che a case sovrapposte, utilizzando colori e tessiture che richiamano gli edifici circostanti. Nel caso di "Odhams Site", c'è una chiara intenzione di continuità con la città circostante, enfatizzando l'effetto di quinta stradale dato dagli edifici preesistenti e inserendo elementi di novità e variazioni plastiche e volumetriche. Questi progetti riflettono un approccio che va oltre la fase di emergenza e omogeneizzazione delle soluzioni, focalizzandosi sul contesto specifico in cui ogni architettura deve nascere. La presenza del contesto come chiave fondamentale del rapporto architettura-spazio pubblico ha portato a una fase in cui non si prefigurano più "modelli" da inserire nelle diverse situazioni, ma si predispongono attenzioni e conoscenze specifiche per aderire ai programmi e all'interpretazione specifica di ciascun contesto.

24. Dei palinsesti 

Inizialmente coinvolto in sperimentazioni concettuali e linguistiche, Peter Eisenman attraversa una crisi nei primi anni '70 in un periodo dominato dal movimento post-moderno. Il motivo della crisi di questi anni è a un tempo personale e generale: all’apice del Post-Mo, si rivendicava da un lato l’autonomia della ricerca estetica, che per molti dipendeva ancora dalla funzione; dall’altra si poneva in primo piano il concetto di contesto; infine, sulla scia dei libri e dei progetti di Aldo Rossi veniva proposto il totale abbandono dei presupposti funzionalisti di creazione della città per un ritorno alle regole della città ottocentesca e dell’isolato. Ma «Autonomia estetica», «Contesto» e «Città » invece di far avanzare la ricerca verso nuove strade di ancora maggior consapevolezza, ricchezza e libertà espressiva verranno appiattite in un nuovo dogma, orientato verso uno stile classicista e neo-decorativo. Da questa crisi Eisenman abbraccia una visione più contestuale dell'architettura, utilizzando concetti come "sterro archeologico" e tracciati concettuali, cioè reticoli spaziali ordinatori, griglie complesse e stratificate come in un palinsesto (le vecchie carte medievali su cui si scriveva cancellando, ma non completamente, i testi più antichi), per rivelare geometrie abbandonate e strati storici nella progettazione urbana. Per il progetto di Venezia Cannaregio ad esempio, utilizza il tema del luogo e del contesto come spinta principale del ragionamento architettonico, muovendosi in una declinazione tutta concettuale attraverso una serie di griglie e giaciture che sono ricavate da una lettura in profondità della città e delle sue stratificazioni. Sulla base di queste linee forza determina una griglia concettuale sul suolo e organizza l’insieme degli spazi e degli edifici che appaiono come regolati da un’unica forza. In questa occasione Eisenman innesta un ragionamento stratificato che precede dunque l’idea architettonica di layer, cioè di sottosistemi autonomi ciascuno dotato di una propria logica funzione giacitura e che sovrapposto con gli altri determina il progetto di insieme. Si tratta di una tecnica nuova che utilizza come catalizzatore della crisi una nuova e inaspettata interpretazione del tema del contesto. Il contesto a questo punto non è lo spunto per ambientazioni storicistiche o eclettiche, ma è la fonte di uno studio profondo radicato, stratificato che dal passato si proietta al futuro. Anche per la realizzazione dello Wexner center for Visual Arts a Columbus Eisenman utilizza il concetto di tracciati, prendendo in considerazione la giacitura della città e del campus universitario, che incrociandosi nell’edificio ne strutturano la geometria. Memore dell’innesto urbanistico di Berlino, l’architetto inventa un luogo conficcando la costruzione tra due edifici: l’auditorium e il museo propriamente detto. Si introduce da qui l’idea del “between”, ovvero dello spazio “tra” le cose come strategia di progetto. L’operazione si contrappone così allo spreco di nuove aree e vitalizza le aree di servizio degli edifici nati dalla lottizzazione dell’università. Tra gli edifici preesistenti penetra una maglia reticolare tridimensionale; una costruzione-percorso che trasforma lo spazio di risulta in nuovo fulcro, simbolico e funzionale, del progetto.

25. Dei Paesaggi residuali

Nato a Toronto nel 1929 e trasferitosi a Los Angeles nel dopoguerra, Frank Gehry ha iniziato a esplorare nuovi approcci all'architettura negli anni '70, cercando una relazione più stretta tra il suo lavoro e l'arte contemporanea. L’architetto è interessato alla componente materiale della quotidianità e alla “architettura-decorazione” sostituisce una “architettura-costruzione”.connotata da una volontà assemblatoria, per un montaggio libero e informale di pezzi trovati. Attraverso questa via egli rompe la differenza tra colto e quotidiano, tra arte alta e bassa, ma soprattutto definisce per l’architettura un nuovo paesaggio, introducendo così l’idea di "cheapscape", un nuovo concetto di paesaggio che abbraccia l'uso di materiali economici e il recupero di scarti per creare un linguaggio architettonico originale. La Casa Gehry a Santa Monica (1978), assume un ruolo profondamente innovatore di questa visione. Gehry avvolge la costruzione con un fabbricato a forma di “U” deformando completamente la spazialità della casa ma lasciando tuttavia intatto un lato del cubo anche dal punto di vista funzionale; circonda la costruzione a padiglione con pannelli di latta, fogli di compensato, reti metalliche, mattoni intonacati di un elettrico veronese. Le finestre sono appena ritagliate nei pannelli di lamiera, le porte si inseriscono dentro le lastre di compensato, i lucernari sono composti da legni non trattati che sorreggono il vetro in piani non ortogonali gli uni agli altri, l’asfalto della strada si insinua sino al pavimento della cucina, creando dunque un gioco di oblique, di forme libere le une dalle altre, di rotazioni e spirali invade lo spazio circostante sino al lancio dei gradini a elica sul prato di entrata. È un linguaggio nuovo, che irrompe nella scena architettonica con le poche anticipazioni di alcuni lavori di Lucien Kroll o di Ralph Erskine. Ma in Gehry l’origine non è il coinvolgimento degli utenti nel processo di progettazione, ma una partecipazione all’intero mondo contemporaneo che trasforma completamente il paesaggio dell’architettura attraverso questa idea tutta diversa di contesto. Il contesto non è quello che pensavano gli architetti post-moderni negli stessi anni, ma un contesto nuovo, derelitto, residuale che è visto attraverso le lenti fornite dall’arte contemporanea. Il linguaggio di Gehry basato sulla sperimentazione con forme e materiali differenti si può osservare anche nel progetto dell’Edgemar development del 1984, posto lungo una via commerciale di Santa Monica. Il programma da una parte si sviluppa su un’impronta commerciale (alcuni negozi, degli uffici, un ristorante) e dall’altra prevede un piccolo museo. Gehry, naturalmente, ragiona su più piani. Vi è il valore fondiario differenziato di quanto si colloca sulla strada e di quanto è posto all’interno del lotto, vi è la modesta scala e l’immagine ordinaria degli edifici limitrofi, e poi la necessità di sfruttare alcune strutture esistenti. L’idea che risolve l’insieme è quella di una fenditura che penetra e scava: dalla strada si dipartono due percorsi che si congiungono in una piazzetta interna che ha da un lato la rampa che arriva dal parcheggio sotterraneo e di fronte altri invasi, piazzette e vicoli formati dalla riabilitazione dei fabbricati esistenti. Sulla strada il corpo a occidente si deforma a mezzaluna mentre sul lato opposto l’andamento è obliquo. Il corpo centrale determinato dalla biforcazione del percorso si stira in tutti e quattro i lati con un andamento obliquo sulla strada e una forma complessiva a trapezio irregolare. Nei due corpi sul retro l’intaglio è meno ardito, ma sempre gli angoli sono alternativamente ottusi o acuti. A questa fessurazione in pianta, Gehry associa l’uso di materiali (le reti, i pannelli galvanizzati in metallo o in rame), dei volumi (i lucernari o le terrazze racchiuse dalle reti) e di forme libere e astratte che incorniciano il cielo e fungono da richiami. Gehry rivoluziona anche l'approccio alla progettazione della Scuola di Legge Loyola, suddividendo il programma in edifici distinti e enfatizzando lo spazio pubblico come elemento centrale della composizione urbana. La nozione di "spazio cavo" diventa significativa nel lavoro di Gehry, con l'idea che lo spazio tra gli edifici sia tanto importante quanto gli edifici stessi. L'architetto utilizza questa concezione nello sviluppo del campus della Scuola di Legge Loyola, creando una serie di piazzette irregolari e spazi aperti che diventano il cuore della vita universitaria.

26. Delle tessiture 

Zaha Hadid, architetto di origine irachena, formatasi a Londra presso l'Architectural Association, si distingue come una delle figure più significative nel panorama architettonico del Novecento. Il suo contributo innovativo inizia nel 1983, quando introduce nuove modalità di pensare l'architettura, influenzando il lavoro degli anni successivi. Il contesto architettonico dell'epoca è caratterizzato da un dibattito centrato sugli anni '70 e l'inizio degli '80, influenzato da motivi disciplinari e dalla crisi del modello di crescita urbano legato all'industrialismo. La critica al funzionalismo, caratterizzato da una natura "a-topica" e astratta, dà vita a un pensiero alternativo che pone al centro della riflessione il contesto circostante. Il concetto di "post-modern" di Charles Jencks descrive un approccio architettonico inclusivo che integra varie influenze ambientali, spesso manifestandosi in revival stilistici. Il contributo distintivo di Zaha Hadid si inserisce in questo contesto, offrendo una nuova interpretazione: il contesto è "esattamente" paesaggio. Hadid trasforma il concetto di contesto architettonico, spostando l'attenzione sulla relazione tra architettura e paesaggio. Il suo impatto duraturo cambia il modo in cui si concepisce e si progetta l'architettura nei decenni successivi. La sua formazione in campo grafico e pittorico è influenzata da Paul Klee, di cui le opere non erano solo grafiche, ma costituivano anche ipotesi di architettura. Hadid, attraverso un approccio concettuale, grafico e astratto, sviluppa un'interpretazione originale e femminile del contesto. Il termine "contesto" viene collegato al concetto di "tessitura", e si suggerisce un legame con opere grafiche e un DNA babilonese in cui l'intreccio rappresenta un imprinting nei materiali tessili.Per l’architetto, disegnare e dipingere sono atti che strutturano il pensiero, contribuendo alla creazione di uno spazio mentale di nuove relazioni tra le parti. Queste relazioni astratte e concettuali si traducono successivamente in strutture architettoniche. Il progetto Club Peak a Hong Kong, un complesso residenziale e per il tempo libero, esplora il legame tra architettura e ambiente attraverso il concetto di tessitura e la ridefinizione delle relazioni tra architettura e suolo. Zaha Hadid introduce l'idea che edificio e contesto, paesaggio e architettura,seguono la stessa logica formativa e condividono materiali concettuali, sfumando le distinzioni tra di essi. Il progetto si distingue per la sua struttura interagente, con piani che non sono semplicemente sovrapposti ma si slittano e confondono tra loro. Il suolo si modella insieme agli elementi architettonici, eliminando la dicotomia tradizionale tra costruito e non costruito; utilizza il concetto di tessitura per ottenere un'architettura-paesaggio omogenea e continua, distinguendosi per la sua visione di continuità senza interruzioni nelle complesse texture pittoriche. L'architettura risultante si propone come una nuova naturalità, un paradigma sintetico che integra paesaggio, natura e costruito. Quest'approccio riflette la necessità di riconsiderare l'architettura in un'epoca che si confronta con le limitate risorse ambientali e territoriali. Zaha Hadid è affascinata dalle forze dinamiche e veloci delle costruzioni paesaggistiche, come terrapieni, autostrade e ponti, considerandole non solo ingegneria dei trasporti ma parte integrante dell'architettura. Le infrastrutture diventano fonte di ispirazione, ibridandosi con il concetto di paesaggio e dando vita a un'architettura che è sia edificio che parte fisica e infrastrutturale del paesaggio.La stazione dei pompieri Vitra è un progetto chiave che incarna questa visione, intrecciando tessitura e infrastruttura in modo innovativo. Questa architettura, emersa negli anni '90, sfida le convenzioni con un pensiero critico nuovo, presentando un'idea dinamica e veloce del paesaggio attraverso l'infrastruttura.La riflessione di Hadid su paesaggio e infrastruttura si estende anche a contesti urbani, evidenziando come la contestualizzazione sia fondamentale per il suo lavoro. Un esempio notevole è il progetto per un blocco residenziale a Berlino, dove Hadid sfida i regolamenti convenzionali per creare un edificio che diventa un landmark dinamico nel contesto urbano. La sua capacità di reinterpretare il luogo con un approccio innovativo, come evidenziato in questo progetto, anticipa molteplici sviluppi futuri nel campo dell'architettura.



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