Luigi Franciosini

 Luigi Franciosini

Carletti Clelia, Osbaldo Cardenas

Luigi Franciosini è un architetto e professore italiano. Si laurea nel 1986 presso l’Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura di Roma.

Nel 1988 accede tramite concorso al Dottorato di Ricerca in Composizione Architettonica presso il Dipartimento di Progettazione ed Analisi Urbana della Facoltà di Architettura di Roma. Nel 1994 è selezionato come Fitz - Gibbon Chair Visiting Professor in Architecture presso la Carnegie Mellon University di Pittsburg negli Stati Uniti. 

Comincia la sua attività di professore nel 1996, insegnando Caratteri tipologici e morfolologici dell’architettura presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre, mentre nel 2002 ricopre il ruolo di Ricercatore in Composizione Architettonica ed Urbana.

Dal dicembre 2012 è professore straordinario di Progettazione Architettonica ed Urbana presso la medesima facoltà, oggi Dipartimento di Architettura.

Rilevante è la sua partecipazione come responsabile per la progettazione architettonica al programma di ricerca “Solar Decathlon”, “Expo dopo Expo” e “Piranesi Prix de Rome. Il Disegno della Nuova Via dei Fori Imperiali”, attività che hanno ottenuto riconoscimenti a scala internazionale sul tema dell'architettura sostenibile a basso consumo energetico e sul tema architettura per l’archeologia.

Dal 2013 fino ad oggi Luigi Franciosini ha svolto attività di ricerca e didattica nell’area della Progettazione Architettonica, incentrandosi in particolar modo sul rapporto tra progetto e contesto nei suoi riflessi storico-archeologici e paesaggistici.

Nella sua ricerca sulla sperimentazione progettuale prevale una visione aperta, dinamica, indagando su corrispondenze e nessi tra ambiti scientifici ed umanistici, luogo di convergenza dei diversi saperi, e che si situa in un campo di interazioni disciplinari ampio e fisiologicamente evolutivo, orientato verso la comprensione e la valorizzazione del patrimonio, che comprende il territorio abitato, l’evoluzione della forma della città, la sua rivitalizzazione e attualizzazione e il suo reinserimento attraverso l'innovazione tecnica nel contesto degli usi, delle necessità sociali, culturali e pratiche, attuali e future. Tali interessi convergono su due principali temi di riflessione integrati l’uno nell’altro: forma della terra e principi insediativi: un campo di ricerca teso a riconoscere il valore strutturale della forma fisica come fondamento e identità del territorio abitato e della città: riconoscere nelle forme della natura, della topografia, della geologia, l'origine dell'organizzazione delle strutture umane; il suo interesse per l'antico da il via ad un campo di ricerca che si propone di sviluppare metodologie di analisi interpretativa dei contesti umani e dei paesaggi, indirizzate al riconoscimento della preesistenza archeologica, storica e monumentale, della cultura insediativa in genere, per una corretta e consapevole strategia operativa.

Nel 2017 è membro fondatore del Gruppo Internazionale di Studi ICADA, International Center for Architectural Design and Archaeology in cui collabora assieme alle Facoltà di Architettura dell'università di Valladolid e di Porto sul tema del rapporto tra architettura e archeologia.

Luigi Franciosini in questi ultimi anni ha svolto attività di progettazione che si è prevalentemente prodotta in ambito concorsuale nazionale ed internazionale. 


Si evidenzia in particolare il progetto per il Museo della Scienza a Roma.  La volontà dell'architetto è  di far dialogare il nuovo con la preesistenza, in particolare con gli Stabilimenti Militari di via Guido Reni, conservandone l’antico recinto e  assumendolo come invaso entro il quale cresce la volumetria del complesso museale. Il progetto mantiene coerenza anche con il contesto urbano dialogando con il carattere assertivo del castrum militare, delle vie, degli slarghi, dei filari di tigli che scorrono tra i padiglioni delle officine. L'architettura richiama l'immagine urbana attraverso elementi architettonici emergenti come le torri solari, che si innalzano ricordando le emergenze architettoniche come i canali contorti del MAXXI, la calotta sferica e la conca slabbrata dello stadio Flaminio. Il rapporto con la città è enfatizzato anche dalla scelta di colori che tendono a far riaffiorare l' immagine dei paesaggi romani. La concezione tipologica si basa su alcuni chiari principi compositivi: conservare il recinto, liberando le antiche strutture da ogni ruolo portante e concepire la tettonica del museo in modo indipendente, integrando strutture in elevazione in cls armato con travi reticolari a grandi luci in acciaio. 

Il progetto si sviluppa inoltre su un’attenta concezione ambientale che, attraverso la forma dell’architettura, eleva a simbolo i principi della sostenibilità: la copertura è concepita come un frammento di paesaggio naturale, destinato alla ri-colonizzazione spontanea delle specie prative e arbustive, inserito all’interno del tessuto antropizzato che tende a creare un ambiente ad elevata biodiversità fruibile da tutti; le torri impiantistiche sono pensate per assicurare la raccolta delle acque piovane e per la produzione di energia rinnovabile, rappresentando un esempio di innovazione ecologica.

L'organizzazione del museo si incentra su un'idea flessibile e multifunzionale, prevedendo uno sviluppo dell'architettura su livelli fuori terra ed interrati, che assicurano la creazione di una varietà di spazi per esposizioni, attività didattiche e di ricerca.




Scuola dell'infanzia e primaria "Madonnina", Modena


Il progetto della scuola è concepito come una "città nella città"; le caratteristiche architettoniche difatti  sono ispirate al centro storico di Modena.

 La scuola è immaginata come una nuova centralità del quartiere. La valenza urbana dell’edificio è data dai marciapiedi ampi che indicano gli ingressi e invitano all’accesso al complesso, pensato per essere parte integrante della vita della comunità ed accogliendo al suo interno attività culturali promosse dalla collettività. L’architettura della scuola è caratterizzata da un recinto che circoscrive il tessuto edilizio basso, il tutto ritmato dalla presenza di padiglioni, distribuiti da una galleria ed aperti su corti e giardini. 


L’illuminazione di ogni area all’interno dell'edificio è stata pensata in base alle esigenze funzionali; ad esempio, nelle aule è preferibile usare una luce naturale proveniente dall’alto, in modo da garantire una buona visibilità, mentre ambienti come laboratori o palestre richiedono un’illuminazione più diretta e "Terrena" in cui la luce e le vedute esterne si integrano.  

L’aula non è più vista come luogo chiuso di insegnamento tradizionale, ma è in grado di adattarsi a diverse attività. Attraverso l’uso di diaframmi modulari, leggeri e facilmente riconfigurabili, si è in grado di riconfigurare lo spazio; la scuola inoltre, ha il compito di creare una comunità partecipativa che includa genitori, studenti e organizzazioni del territorio. L’architettura rappresenta lo strumento per tradurre le aspirazioni collettive in realtà. La morfologia della costruzione e l’involucro dell’edificio sono concepiti per ottimizzare l’uso della luce naturale; la presenza di lucernari all’interno delle aule assicurano un adeguato ingresso della luce solare. L’illuminazione artificiale si attiverà gradualmente per integrare quella naturale in momenti di bisogno.


Domanda all'architetto:
che strategie usa o a cosa si ispira per far dialogare la necessità di creare un'architettura che sia sostenibile ed al tempo stesso che si adatti al contesto in cui si va ad inserire? è sempre possibile raggiungere un risultato bilanciato?

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